Nandina

o Bambù sacro

Nandina


Famiglia: Berberidaceae
Origine: Asia dall'Himalaya al Giappone

Nandina deriva dalla latinizzazione del nome giapponese nan-ten

Più di 65 cultivar sono state prodotte in Giappone, dove la specie è particolarmente popolare e dove esiste una società nazionale dedicata alla pianta.


In oriente è considerata un simbolo beneaugurante e per questo viene piantata nei templi sacri e utilizzata a decorazione degli altari. Fu William Kerr, un nobile scozzese, ad importarla a Londra da Canton nel 1804 e da quel momento fece breccia nel cuore digli inglesi che cominciarono a coltivarla nei loro giardini. 

Nandina



Le giovani foglie sono di un colore che va dal rosa pallido al rosso, prima di diventare verdi; quelle vecchie da verdi diventano rosse o viola e poi cadono. I fiori sono bianchi e appaiono ad inizio estate raggruppati su di un'infiorescenza. I frutti sono bacche rosso brillante di 5-10 mm di diametro che maturano nel tardo autunno e generalmente persistono per tutto l'inverno.

La Nandina è un arbusto rustico, che tollera bene il freddo invernale. Cresce bene in posizione ombreggiata o soleggiata, anche se in carenza di luce tende a non fiorire e le foglie si colorano di verde scuro. Si sviluppa praticamente in qualsiasi terreno, purché ben drenato. Tollera bene la siccità e non richiede particolari cure né potature importanti.


Tossicità:
Tutte le parti della pianta sono tossiche in quanto contengono acido cianidrico e potrebbero essere fatali per ingestione. La pianta è considerata come non tossica per l'uomo, tuttavia le bacche sono tossiche per gatti e animali da pascolo. Le bacche contengono anche alcaloidi come la nantenina, una molecola che blocca gli effetti della MDMA negli animali. Gli uccelli solitamente non sono affetti da queste tossine e contribuiscono alla dispersione dei semi della pianta attraverso i loro escrementi. Tuttavia, un consumo eccessivo di bacche può portare alcuni uccelli alla morte

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