Ippocastano

Aesculus × carnea



il nome della specie deriva dal greco ἵππος hippos, cavallo, e castanon, castagno, per l'uso dei frutti di questo albero come alimento stimolante per i cavalli.
Specie: Aesculus x carnea Hayne Nome comune: Ippocastano rosso Cultivar: “Briotii” Famiglia: HippocastanaceaeRusticità: + / -20° C
Avversità: dal 1985 si è diffusa in Europa una farfalla, la Cameraria ohridella, che minaccia questa specie provocandone l'indebolimento e il disseccamento a seguito delle gallerie scavate dalle larve all'interno delle lamine fogliari. L'ippocastano è colpito da Guignardia aesculi, agente di danno dell'antracnosi dell'ippocastano, malattia delle foglie che porta al precoce disseccamento delle foglie seguito da filloptosi

Originario dell'Europa orientale (penisola balcanicaCaucaso); è stata introdotta a Vienna nel 1591 da Charles de l'Écluse e a Parigi, da Bachelier, nel 1615. In Italia è diffusa in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali, dalla pianura fino a 1200 metri di altitudine

Caratteristiche botaniche: Cultivar di A. x carnea caratterizzata da infiorescenze più grandi e di un rosso più intenso. Foglie verde più scuro e lucente, gialle in autunno. Crescita più lenta, portamento compatto.

Proprietà farmaceutiche: L'ippocastano, di cui si utilizzano estratti ottenuti dai semi, esercita un'azione di riduzione della permeabilità capillare, ha un effetto antinfiammatorio, migliora il drenaggio linfatico ed aumenta la pressione venosa. Per tale motivo, trova applicazione nel trattamento dell'insufficienza venosa cronica, determinando un miglioramento dei segni e sintomi presenti agli arti inferiori: edema, dolore, prurito, varici, ulcere, senso di tensione e/o affaticamento. Inoltre offre proprietà antinfiammatorie, antiedematose e antiessudative; inibisce la distruzione della vitamina C e viene consigliata nel caso di vene varicose.
La miscela di saponine (altrimenti detta escina) sembra essere il principio responsabile dell'azione farmacologica ed oggigiorno gli estratti di ippocastano sono standardizzati in modo tale che la quantità giornaliera di escina sia di 100–150 mg. Riduce la permeabilità dei capillari aumentandone la resistenza e l'elasticità. Parte di questa azione è stata anche attribuita alla presenza nell'estratto di flavonoidi come la quercetina e la rutina (o fattore vitaminico P), che sono notoriamente trofici per l'endotelio capillare.
Alcuni effetti collaterali derivanti dall'uso di ippocastano (che comunque sembrano verificarsi raramente) sono: disturbi gastrointestinali e prurito.
L'escina si lega alle proteine plasmatiche per cui si sospetta che possa alterare il trasporto di alcuni farmaci. Si ipotizza inoltre che alte dosi di escina possano danneggiare i glomeruli ed i tubuli renali per cui se ne sconsiglia l'uso in caso di insufficienza renale.
La presenza di cumarine antitrombotiche fa sì che l'associazione di ippocastano con farmaci anticoagulanti venga sconsigliata per la sua potenziale pericolosità, anche se al momento non sono stati descritti casi in merito.
Il gemmoderivato non presenta gli inconvenienti sopra riportati



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